Modelli animali della CMT2A: stato attuale delle conoscenze e implicazioni terapeutiche

Aggiornato al 27 Agosto 2020

pubblicato su Molecular Neurobiology

De Gioia R, Citterio G, Abati E, Nizzardo M, Bresolin N, Comi GP, Corti S, Rizzo F. Animal Models of CMT2A: State- of-art and Therapeutic Implications. Mol Neurobiol. 2020 Aug 27. doi: 10.1007/s12035-020-02081-3 PMID: 32856204 Review.

La malattia di Charcot-Marie-Tooth di tipo 2A (CMT2A) è una malattia caratterizzata da alterazioni dei neuroni sensitivi e motori dovuta a mutazioni nel gene Mitofusina 2 (MFN2), che codifica per la proteina MFN2 che svolge funzioni essenziali nei mitocondri. Non ci sono cure disponibili per questa patologia, e attualmente i trattamenti sono finalizzati a limitarne i sintomi.

La disponibilità di modelli capaci di riprodurre la malattia è fondamentale per sviluppare e ottimizzare nuovi approcci terapeutici. Tuttavia, ad oggi la generazione di modelli affidabili risulta ancora molto complicata e limitata proprio per la variabilità che caratterizza questa malattia.

In questo studio, abbiamo approfondito i progressi più recenti nella generazione di modelli animali di questa malattia, sottolineando vantaggi e limitazioni per ciascun modello in relazione soprattutto allo sviluppo di terapie efficaci per i pazienti. I modelli animali della malattia generalmente sono caratterizzati da un aumento di espressione della proteina MFN2 mutata. In alcuni modelli, questo aumento di espressione è limitato al sistema nervoso, mentre in altri si cerca di riprodurre una situazione più simile a quella dei pazienti garantendo l’espressione della proteina mutata in tutti i tessuti. A differenza di quello che si osserva nei pazienti, i modelli animali nella maggior parte dei casi mostrano dei sintomi molto più lievi principalmente solo di tipo motorio. Dal punto di vista sensitivo, nessun modello animale riesce fino ad ora a ricapitolare in modo soddisfacente ciò che si osserva nei pazienti CMT2A e questo ad oggi è forse il limite più grande nello studio di questa patologia e rappresenta una grande sfida su cui investire.

La ricerca sulla CMT2A, sicuramente più “giovane” rispetto alla ricerca su altre malattie neurodegenerative, ci insegna che per migliorare la nostra comprensione della malattia, l’integrazione di più modelli cellulari e animali oltre che di informazioni derivanti dai pazienti, è essenziale per costruire un modello di malattia affidabile su cui lavorare per approcci terapeutici efficaci, sicuri e traslabili per i paziente.